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Una visual identity può

Una visual identity può cover
Tempo di lettura: 3 min

La nuova identità di Docusign ha trasformato un servizio percepito come commodity in un brand con un potenziale prima impensabile.


Perché è importante: Mostra che una visual identity è soprattutto strategia; con quella vecchia non sarebbe stata possibile l'evoluzione del prodotto appena presentata.


Se vi è capitato di ricevere un documento da firmare in digitale, c'è una buona probabilità che per farlo abbiate usato Docusign. Anche se non ve ne ricordate.

Docusign conta circa 7 mila dipendenti, ha sede in tredici Paesi e detiene il 56% delle quote nel mercato delle firme digitali (che vale 7,4 miliardi di dollari). Eppure fino a un mese fa, quando hanno presentato la nuova visual identity, Docusign era visto perlopiù come un servizio fruito come commodity.

Come ha scritto Brand New nella recensione della nuova identità:

Ho sempre pensato che fosse più che altro un servizio digitale standard e non un’azienda che fa soldi; li immaginavo come una versione più formale del classico strumento di firma PDF.

Il logo precedente era stato presentato nel 2019: una freccia verso il basso accompagnata dal nome in font Helvetica. Nel suo minimalismo asciutto risultava del tutto didascalico, per nulla evocativo e finiva per rinforzare l'idea di commodity.

La vecchia visual identity era assolutamente inadatta all'evoluzione di Docusign, che ha appena lanciato un nuovo sistema di gestione intelligente dei documenti: ora non consente solo di firmare, ma anche di comporre i documenti e ricercare informazioni all'interno di essi grazie all'intelligenza artificiale.

Per supportare questo passaggio serviva una identità diversa, come si legge nelle linee guida alla nuova visual identity: «La nostra visione è di creare un brand che evochi i benefici emotivi e funzionali di questa nuova categoria».

Il nuovo logo non è un capolavoro, ma è ben progettato ha la caratteristica più importante che un'identità possa avere: è un'idea.

L'icona infatti mostra due forme geometriche – una pagina e una D – che si sovrappongono, rappresentando così l'unione delle parti quando firmano un accordo. Come dichiara Docusign: «Un cenno alla nostra convinzione che le opportunità uniche accadono nelle intersezioni».

Il nuovo logo, presentato lo scorso aprile.📷Maximize imageEdit imageDelete image

La scelta della grafia minuscola è decisamente strana, visto che la «D» maiuscola viene ripresa nell'icona. Ma per il resto è un buon logo che funziona ancora meglio nell'esecuzione e nella declinazione in un set di icone.

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La conclusione di Brand New è:

Il ragionamento dietro alcune delle loro scelte rimane un po' opaco per me, ma il punto è questo: Docusign finalmente sembra un'azienda con ideali definiti e un una visione chiara di dove vuole andare.

Molti si ostinano a guardare alla visual identity (o al logo, se preferite) in termini estetici: è bello, è brutto, è al passo coi tempi, è datato… Ma questa è solo una parte della riflessione, la più piccola. Ciò che è veramente importante è l'aspetto strategico: Docusign ci mostra che una visual identity può spostare completamente la percezione di un servizio e consentire estensioni di linea prima semplicemente impossibili.


Per approfondire: