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ChatGPT non sa scrivere poesie, dunque non sa fare branding

Tempo di lettura: 2 min

Dialogando con ChatGPT ci stiamo rendendo conto di quante cose possa fare, ma anche di quelle che non sa fare. Ad esempio, non sa scrivere poesie: “Le poesie scritte da ChatGPT sono piene di cliché e rime imbarazzanti”, sostiene l’esperto di poesia Walt Hunter su The Atlantic.


Perché è importante: Può sembrare strano, ma coltivare un brand assomiglia molto di più a scrivere una poesia che alle attività che sa fare ChatGPT.


Secondo Hunter ciò che rende le poesie di ChatGPT così scadenti non è solo la scarsa qualità: la poesia “nasce dall’urgenza di dire una verità, qualunque essa sia”. Per questo, sempre secondo Hunter, “qualunque aggiornamento possa arrivare per ChatGPT, ciò che scrive probabilmente non emergerà dalla bruciante sensazione che nel mondo manchi qualcosa”.

Ora appare più chiaro perché coltivare un brand è un po’ come scrivere una poesia. Un brand comunica “una verità, qualunque essa sia”: è l’unico modo per costruire un rapporto con il pubblico che non sia basato solo sul comune interesse economico. Il mondo è pieno di marchi che soddisfano un certo bisogno al giusto prezzo, ma perché un marchio possa essere percepito come un brand deve comunicare qualcosa di più: un’emozione, un valore, un concetto… insomma, una verità.

Inoltre un brand “emerge dalla bruciante sensazione che nel mondo manchi qualcosa”. Non è mai la risposta alla domanda: “Si può fare?”, ma alla domanda: “Si deve fare?”. Le biografie dei fondatori e dei grandi CEO sono piene di domande ultime, come “Che tipo di azienda vogliamo essere?” (Phil Knight, fondatore di Nike) o “Cosa andrebbe perso nel mondo se noi sparissimo?” (Satya Nadella, CEO di Microsoft).

L’intelligenza artificiale può essere utilissima in molti campi, ma per fare branding ciò che conta è ancora qualcosa di profondamente umano e in grado di parlare ad altri esseri umani.


Per approfondire:

  • L’ispirazione per questa riflessione è arrivata da un post di Alessandra Catania, che per un certo periodo ha chiesto tutti i giorni a ChatGPT di scrivere una poesia su qualcosa.
  • L’articolo di Walt Hunter è What Poets Know That ChatGPT Doesn’t, The Atlantic, 13 febbraio 2023.
  • A proposito di Walt Hunter.