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Il design incontra il branding

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Dopo aver ascoltato la terza puntata di Brandroad alcune persone mi hanno detto: “Era proprio un genio”. Altre: “Era proprio una carogna”. Non c’è niente da fare, pochi personaggi nel mondo del business sono riusciti a dividere come Steve Jobs. Da parte mia, non ho nessuna intenzione di provare a sanare la diatriba. Mi interessa solo capire in quale modo il design abbia reso Apple il brand più forte del mondo.

Luisa Bocchietto, architetta, designer, ex presidentessa dell’Adi e della Wdo, mi ha raccontato:

“Il design matura nell’osservazione della realtà. Quando c’è questa tensione intellettuale nella progettazione si arriva spesso a realizzare oggetti iconici, perché diventano portatori di significati più profondi”.

Ecco, questa “tensione intellettuale” è sempre esistita in Steve Jobs. È facile vederla nel lancio del Macintosh nel 1984, un oggetto che, secondo le istruzioni date ai designer, doveva essere degno di un museo di arte moderna.

Che lo consideriate un furto, un atto eroico o qualcosa a metà strada tra i due estremi, questo oggetto è l’inizio del brand Apple. Le linee, le forme e la bellezza del primo Macintosh hanno tradotto “dei valori in esperienze tangibili”, per usare le parole di Dori Tunstall della Swinburn University (in Brand Thinking, a cura di Debbie Millman).

È impossibile sottovalutare il ruolo del design nel lancio del Macintosh e nella fortuna di Apple. Apple è il design dei suoi prodotti. E questo dimostra che le forme, i colori e i materiali sono essi stessi portatori dei significati e dei valori del brand.